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Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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Consiglio di Stato, sentenza depositata il 13 novembre 2012, n. 9323

 
Il Consiglio di Stato ha accolto un ricorso contro il diniego di concessione di cittadinanza italiana. Il ricorso risulta fondato sotto l’assorbente profilo del difetto di motivazione in relazione all’epoca risalente ed alla tenuità del precedente penale opposto.
 
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La sentenza (11.36 KB)
 
"Se in linea generale ed astratta si può ammettere che la commissione di reati, anche di lieve entità, assuma valore sintomatico dell’attitudine dell’istante ad infrangere la legge per superare i disagi connessi alla mancanza di adeguate fonti di reddito - circostanza che costituisce, di per sé, sufficiente motivo ostativo al conseguimento dell’acquisto dello status di cittadino che comporta non solo diritti, ma anche doveri, tra cui quello di contribuire al progresso anche economico del Paese e di assumersi obblighi si solidarietà economica e sociale nei confronti della Collettività di nuova appartenenza – e quindi costituire un elemento negativo nella valutazione del requisito dell’illesa e dignitatis – dall’altro lato ciò non esime l’Amministrazione, specie ove si pronunci a distanza di tanti anni dalla presentazione dell’istanza, di dar adeguatamente conto delle specifiche scelte effettuate, evidenziando quali motivi inducano a ritenere, nella fattispecie in esame, immutata la
valutazione negativa sul comportamento tenuto nel passato dell’istante, tenendo conto delle specifiche circostanze del caso concreto (tra cui anche l’intervenuto acquisto della cittadinanza italiana da parte di alcuni componenti della sua famiglia di cui non viene precisato in ricorso il momento del conseguimento).
Ciò tanto più in presenza dell’intervenuta dichiarazione di estinzione del reato, unico elemento posto a base della  determinazione impugnata".