Il giudice amministrativo toscano ha accolto la richiesta di sospensiva di alcuni provvedimenti con i quali la Questura di Pistoia aveva rigettato le dichiarazioni di emersione dal lavoro irregolare presentate da cittadini stranieri ai sensi della legge n. 102/2009, in quanto i medesimi risultavano condannati per il delitto di inottemperanza all'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale di cui all'art. 14 c. 3 ter del d.lgs. n. 286/98. Secondo l'interpretazione della questura di Pistoia, avallata dalla nota circolare del capo della Polizia dd. 17 marzo 2010, la condanna per tale delitto rientrerebbe tra quelle previste dagli art. 380 o 381 c.p.p, e come tale risulterebbe ostativa al provvedimento di regolarizzazione ai sensi dell'art.-1 ter c. 13 lett. c) del D.L. n. 78/09, poi convertito in L. n. 102/90.
Il TAR toscana, sebbene nell'ambito di un procedimento cautelare e dunque nei limiti di un giudizio prima facie sulla fondatezza delle argomentazioni proposte dai ricorrenti, ha sostenuto l'erroneità dell'interpretazione ministeriale, in quanto il delitto di cui al citato art. 14-ter, pacificamente non ricadrebbe nell'art. 380 c.p.p., ma nemmeno nell'art. 381 c.p.p., in quanto sebbene astrattamente assimilabile ad esso quanto alla pena edittale prevista, se ne discosta rispetto alla previsione codicistica dell'arresto facoltativo, mentre come è noto per espressa previsione del legislatore, in caso di inottemperanza dell'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale, è previsto l'arresto obbligatorio. Secondo il giudice amministrativo, inoltre, non corrisponderebbe a criteri di ragionevolezza l'assimilazione della fattispecie delittuosa di cui all'art. 14 c. 3-ter d.lgs. n. 286/98 a quelle di cui agli artt. 380 e 381 c.p.p. quali cause ostative alla regolarizzazione.
Il giudice amministrativo toscano ha dunque accolto integralmente le argomentazioni che erano state diffuse dall'ASGI, nella persona dell'Avv. Guido Savio, a commento della citata circolare ministeriale del 17 marzo 2010 che aveva inteso avallare una discutibile e a nostro avviso illegittima prassi restrittiva avviata da diverse questure italiane.
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