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09.03.2010
 
Tribunale di Trieste: Ha diritto allo status di rifugiato il richiedente che subisce atti persecutori nel Paese di origine in ragione del suo orientamento sessuale e non può invocare la protezione delle autorità poiché lì l’omosessualità costituisce un reato
 

Accogliendo il ricorso proposto contro  la decisione della Commissione territoriale di Gorizia di rigetto dell'istanza di riconoscimento dello status di rifugiato e di riconoscimento soltanto  della protezione sussidiaria, Il Tribunale di Trieste   ha riconosciuto lo status di rifugiato ad un cittadino del Benin che aveva lamentato di aver subito atti persecutori nel Paese di origine  per ragioni legati alla sua scelta di intrattenere una relazione omosessuale.

Sulla base dei principi relativi all'attenuazione dell'onere probatorio affermati nella sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 27310 del 2008,  il giudice civile di Trieste ha considerato sufficientemente provati gli atti di persecuzione lamentati dal ricorrente (intimidazioni, violenza fisica, perdita del lavoro), che in quanto collegati  alla libera scelta del proprio orientamento sessuale, ha ritenuto qualificabili alla stregua di violazione gravi di diritti fondamentali. Il giudice di Trieste ha considerato inoltre la contraddittorietà del fatto   che al compagno del ricorrente fosse stato invece concesso lo status di rifugiato politico dalla commissione territoriale asilo di Milano. Ulteriormente, il giudice di Trieste ha affermato che sebbene tali atti persecutori provenissero da privati, il ricorrente non avrebbe potuto invocare la protezione delle autorità, in quanto in Benin il mero compimento di atti omosessuali è punito con la reclusione da 1 a 3 anni come previsto dall'art. 88 del c.p.. Di conseguenza, il giudice di Trieste ha ritenuto fondato il timore del ricorrente di essere perseguitato per motivi legati alla manifestazione di un orientamento sessuale in caso di ritorno nel Paese di origine.