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09.11.2009
 
Rapporto sulla situazione dei cittadini comunitari Rom che migrano e vivono in altri Stati membri
 
I rom - per la loro particolare situazione di gruppo etnico discriminato nonostante siano tutti cittadini europei nel pieno dei loro diritti - vengono presi come oggetto di studio non solo per attestare la loro situazione quando si muovono da un paese all'altro dell'Ue, ma anche perché posso essere considerati come la cartina tornasole per testare le difficoltà che possono incontrare tutti i cittadini Ue quando si avvalgono del loro diritto alla libera circolazione e al soggiorno sul tutto il territorio comunitario (art. 18 del Trattato Ce e direttiva 2004/38/CE). Si stima che siano oltre 8 milioni i cittadini che si avvalgono di questa facoltà, ovvero l'1,6% della popolazione Ue.
Lo studio qualitativo è stato svolto nel 2009 in Francia, Finlandia, Italia, Spagna e Regno Unito. I risultati dello studio confermano che i rom che migrano lo fanno per sfuggire a una situazione di razzismo e povertà, per andare alla ricerca di condizioni migliori, ovvero un'occupazione. In particolare, a farlo sono giovani uomini e donne. "In Romania mi aspetto di mangiare un pasto al giorno, in Finlandia mi aspetto di mangiare tre pasti al giorno. Ecco la differenza", racconta un giovane rom intervistato per la ricerca. Le difficoltà a integrarsi sono spesso all'ordine del giorno, soprattutto nei paesi che hanno una tradizione di immigrazione e integrazione più recenti. Le principali difficoltà riguardano, almeno per l'Italia, quelle costituite dalla mancanza di documenti. 
"Nel caso dei Rom rumeni, se non hanno un documento, non possono pagare per ricevere l'acqua, non possono stipulare un contratto per la fornitura elettrica e non possono seguire i percorsi occupazionali. In tal modo, queste persone non esistono", spiega un funzionario della provincia di Napoli. Ma anche il razzismo endemico alimentato dai media gioca una parte importante. Ma lo studio cita anche esempi positivi, come le politiche per l'abitazione attuate dalla città di Pisa, che ha voluto abbattere il concetto di ‘campo nomadi'. Nelle conclusioni dello studio si raccomanda quindi gli Stati membri facciano di più affinché i diritti di cittadinanza e soggiorno non restino solo sulla carta. In particolare le autorità nazionali e locali degli Stati membri dovrebbero 1) eliminare gli ostacoli pratici alla registrazione della residenza, garantendo coerenza nei processi di registrazione e nei requisiti a livello locale, fornendo informazioni precise e chiare sui diritti e doveri dei cittadini Ue (anche nelle lingue rom e sinta); 2) garantire che tutti i bambini presenti nel loro territorio abbiano un accesso pieno e paritario alla scuola dell'obbligo, indipendentemente dalla condizione amministrativa; 3) garantire che i cittadini Ue registrati abbiano parità di accesso agli alloggi sociali comunali, mettendo a punto interventi per sostenere l'integrazione dei cittadini comunitari Rom nel mercato del lavoro locale.