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08.08.2009
 
L'Italia espelle nuovamente un cittadino tunisino in violazione di una decisione della Corte europea dei diritti umani
 

L'espulsione del cittadino tunisino Ali Ben Sassi Toumi costituisce un nuovo caso di flagrante inosservanza da parte dell'Italia delle misure provvisorie vincolanti richieste dalla CEDU


ROMA, 6 agosto 2009 - Ali Ben Sassi Toumi, cittadino tunisino di 44 anni, è stato arrestato all'aeroporto di Tunisi, dopo il rimpatrio forzato effettuato dall'Italia il 2 agosto 2009. Rimpatrio avvenuto nonostante la Corte europea dei diritti umani avesse richiesto per tre volte alle autorità italiane di sospendere l'espulsione. La notizia è stata diffusa dalla sezione italiana di Amnesty International , che ha lanciato un appello on line per chiedere al ministro dell'Interno tunisino il rilascio immediato del prigioniero. Alì Ben Sassi Toumi era stato rilasciato dal carcere di Benevento, in Italia, il 18 maggio 2009, dopo aver scontato quattro anni di detenzione per la condanna di appartenenza ad una cellula terroristica in Italia e per le attività di reclutamento di combattenti in Iraq. Ali Ben Sassi Toumi aveva fatto richiesta per ottenere asilo in Italia, vedendosela rigettare perché riconosciuto colpevole di aver commesso un "reato grave". Dopo il rilascio dal carcere, è stato trattenuto presso il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
Non è la prima volta che l'Italia viola le decisioni della Corte Europea dei diritti umani relativamente alla sospensione di provvedimenti di espulsione verso la Tunisia di persone a rischio di tortura e trattamenti inumani o degradanti. In particolare nel 2008, rispettivamente a giugno e a dicembre, il Governo italiano ha espulso in Tunisia Sami Essid Ben Khemais e Mourad Trebelsi, per i quali la Corte aveva richiesto la sospensione dell'espulsione in attesa della definizione del ricorso, ai sensi dell'art.39 del proprio Regolamento. A febbraio 2009 la Corte ha stabilito che l'Italia, rimpatriando Ben Khemais, ha violato l'art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Nello stesso mese di marzo del 2009 i giudici di Strasburgo hanno deciso in altri sette casi contro l'Italia, accogliendo le richieste dei ricorrenti, tutti cittadini tunisini, presenti in Italia da tempo, destinatari di un decreto di espulsione, alcuni in base alla legge Pisanu del 2005, altri in base al Testo Unico sull'immigrazione del 1998.

Era stato lo stesso commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, a esprimere "profonda preoccupazione" sulle espulsioni in Tunisia, durante la sua ultima visita in Italia, avvenuta tra il 13 ed il 15 gennaio 2009, specificamente sul caso di espulsione di Cherif avvenuta nel gennaio 2007 grazie al decreto Pisanu. Secondo il rapporto del Commissario Europeo, che richiamava un rapporto di Amnesty International del 2008, "relazioni credibili dimostrano che il deportato è stato sottoposto a torture e altre forme di maltrattamento, mentre era in stato di detenzione in Tunisia". Secondo lo stesso rapporto Hammarberg, "in particolare per quanto riguarda la Tunisia, dove l'Italia ha rimpatriato a forza diverse persone, il commissario rileva che esistono relazioni credibili che attestano l'esistenza di una tendenza al ricorso alla tortura e maltrattamenti dei detenuti, in particolare se arrestati per reati relativi alla sicurezza, compreso il rimpatrio forzato dall'estero"
Negli ultimi anni, Amnesty International ha ricevuto numerose denunce di casi di tortura e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza tunisine. In quasi tutti i casi, le denunce di tortura non vengono sottoposte a indagine né i responsabili vengono assicurati alla giustizia. Le persone sono più a rischio di subire tortura quando si trovano in detenzione incommunicado. I metodi più comuni di tortura sono le bastonate sul corpo, in particolar modo sulle piante dei piedi; la sospensione per le caviglie o in posizioni scomode; elettroshock e bruciature da sigarette. Tutto questo in un paese, la Tunisia, che formalmente ha sottoscritto la "Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti" delle Nazioni Unite.

L'espulsione del cittadino tunisino Alì Ben Sassi Toumi ha suscitato le proteste dei rappresentanti del Consiglio d'Europa. "È assolutamente inammissibile che uno Stato ignori le misure provvisorie vincolanti richieste dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU). È vergognoso che una democrazia adulta come l'Italia abbia, la scorsa domenica, rinviato Ali Toumi in Tunisia, un caso in cui esiste un pericolo imminente di danno irreparabile per il richiedente", hanno dichiarato ieri Herta Däubler-Gmelin (Germania, SOC) e Christos Pourgourides (Cipro, PPE/CD) rispettivamente, presidente della Commissione Affari Legali e Diritti Umani dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) e relatore sull'esecuzione delle sentenze della Corte di Strasburgo. "Tali disposizioni contravvengono manifestamente alla giurisprudenza chiaramente stabilita dalla Corte di Strasburgo. È la quarta volta dal 2005 che le autorità italiane prendono delle misure in flagrante violazione delle decisioni della Corte", hanno aggiunto."Tale comportamento intollerabile deve essere condannato dal Consiglio d'Europa, senza ritardo. La nostra Commissione Affari Legali dovrà incaricarsi di questo caso", hanno concluso.


(tratto da materiali reperibili sui siti web di Fortress Europe e dell'Avv. Antonella Mascia)


Scarica l'appello in favore di Ali Ben Sassi Toumi


Per approfondimenti:

  • Ris. 1571 & Racc. 1809 dell'APCE: dovere degli Stati membri di cooperare con la Corte.
  • Ris. DU(2006)45 del Comitato dei Ministri: obbligo degli Stati di cooperare con la CEDU.
  • Estratto del documento CommDU(2009)16: rapporto del Commissario per i diritti umani, del 16 aprile 2009, concernente la sua missione in Italia, §§ 94-105.

(tratto dal sito web dell'avv. Antonella Mascia che si ringrazia per la gentile concessione).