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01.08.2009
 
Respingimenti dei migranti in Libia: interrogazione parlamentare
 

Nell'interrogazione, i parlamentari sottolineano che, secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati,  a partire dal maggio 2009 e fino alla data del 14 luglio 2009, il numero di persone respinte dall'Italia verso altri paesi ammonterebbe ad almeno 900. Il 1 luglio scorso la Marina Militare italiana ha intercettato al largo di Lampedusa e successivamente respinto in Libia 82 persone, imbarcandole su una motovedetta battente bandiera libica. Secondo le risultanze dell'UNHCR, almeno 76 persone risultavano essere cittadini eritrei, tra cui 9 donne e 6 bambini, così come nessuna verifica sarebbe stata compiuta dalle autorità italiane per  accertare la loro nazionalità e le motivazioni che li hanno indotti a lasciare il paese di origine. In base alle testimonianze, 6 di questi cittadini eritrei sarebbero ricorsi a cure mediche a seguito di maltrattamenti subiti durante il trasferimento forzato sulla motovedetta libica. A seguito di tali accertamenti, l'UNHCR ha inviato una lettera formale al governo italiano con la  quale sono stati richiesti chiarimenti sul trattamento riservato alle persone respinte in Libia, ritenendo il respingimento contrario alle normative internazionali in materia di richiedenti asilo e rifugiati.

Anche la Commissione europea in data 15 luglio  ha indirizzato una lettera al Governo italiano, nella quale ha  manifestato dubbi sulla compatibilità dei respingimenti effettuati dalle autorità italiane in alto mare con il principio di non- refoulement prescritto dalle norme internazionali e dal diritto comunitario. I deputati del PD chiedono dunque al Governo  quali misure siano state previste dalle autorità italiane per garantire il rispetto di tale principio -: se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa; quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'esigenza di assicurare il rispetto delle garanzie dovute alle persone richiedenti tutela internazionale; quale modalità di accertamento ed eventualmente quali iniziative il Ministro della difesa intenda adottare al fine di stabilire delle responsabilità più precise tra i militari italiani che non avrebbero fornito adeguata assistenza umanitaria alle 82 persone intercettate in mare; per quanto riguarda il sequestro degli oggetti personali, in base a quali presupposti lo stesso sia stato effettuato se ne sia stato redatto verbale e se, ove previsto, sia intervenuta relativa convalida giurisdizionale; quali siano state le misure adottate per mettere le persone respinte in grado di formulare un'eventuale richiesta di asilo; ed, infine, quale posizione intenda prendere il Governo a fronte dei rilievi da parte della Commissione europea sugli obblighi internazionali che vincolano le autorità italiane durante operazioni svolte in alto mare.

Nella lettera indirizzata al Governo italiano, la Commissione europea ha infatti richiesto  alle autorità italiane di chiarire  quali misure siano state eventualmente adottate  per evitare il rischio, anche indiretto, che i migranti respinti in Libia  siano oggetto di trattamenti inumani o violazione dei diritti fondamentali in Libia e/o  siano esposti al rischio di essere a sua volta respinti nei paesi di origine ove possano essere soggetti a persecuzioni. Ugualmente, la Commissione europea ha chiesto se il personale italiano impiegato nelle operazioni di sorveglianza e controllo delle frontiere sia adeguatamente istruito sulla necessità di rispettare gli obblighi internazionali in materia di non-refoulement e di  protezione internazionale. Secondo notizie di stampa, il governo italiano avrebbe sinora fornito  assicurazioni verbali a Bruxelles  che l`intercettazione e l`eventuale respingimento delle imbarcazioni con immigrati illegali sarebbe ora gestita direttamente dalle navi della marina libica e pertanto diretti interventi italiani non sarebbero destinati a ripetersi, se non in circostanze eccezionali. Tali dichiarazioni non sembrano, dunque, fornire alcuna garanzia sull'effettivo rispetto del diritto d'asilo e della protezione internazionale da parte delle autorità italiane nel quadro della politica di controllo e di contrasto all'immigrazione irregolare nel canale di Sicilia.