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10.06.2013
 
Badare non basta. Il lavoro di cura: attori, progetti, politiche
 

Il settore del lavoro privato di cura continua a conoscere un’espansione in Italia e ad assorbire manodopera straniera. Tra le lavoratrici (lavoratori) domestiche, gli stranieri sono più dell’80%. Sono tante le ragioni del revival del lavoro domestico e di cura in Italia a partire dagli anni ’80: aumento delle donne con un’attività extra-domestica, ma cui non fa riscontro una parallela e proporzionale ridistribuzione dei compiti di cura tra uomini e donne, l’invecchiamento della popolazione e la crescita del numero di anziani non autosufficienti,  cui non fa riscontro uno sviluppo dei servizi di assistenza e di welfare, ma al contrario un arretramento dei medesimi in ragione delle politiche di austerity e dei tagli alla spesa pubblica. In questo contesto, il ridimensionamento del potere di acquisto delle famiglie rischia di aggravare ulteriormente il fenomeno del ‘sommerso’ che da sempre caratterizza tale settore. Si ravvede dunque la necessità di politiche pubbliche  che affrontino in maniera sinergica e complessiva la questione del lavoro di cura, collegando politiche di welfare, politiche di governo del mercato del lavoro e  politiche migratorie al fine di garantire nel contempo un’adeguata rete di servizi di appoggio e di cura alla famiglie con anziani non autosufficienti e una tutela della condizione giuridica e lavorativa delle lavoratrici e dei lavoratori domestici.

Il volume “Badare non basta. Il lavoro di cura: attori, progetti, politiche”, curato da Sergio Pasquinelli e Giselda Rusmini ed edito da Ediesse Roma con il contributo di  ACLI Colf,  intende offrire  un quadro esaustivo e interdisciplinare delle conoscenze, delle riflessioni e delle proposte di politiche pubbliche nazionali e regionali che riguardano il lavoro di cura e le assistenti familiari nel nostro Paese. In primo luogo, la pubblicazione traccia un quadro empirico e conoscitivo della realtà italiana delle assistenti familiari, andando a scoprire chi siano effettivamente, le loro condizioni di lavoro, le loro aspettative, sulla base di un data base costituito da 900 interviste ad assistenti familiari raccolte nell’arco di sette anni di lavoro e da oltre 320 interviste a famiglie, operatori dei servizi pubblici e del privato sociale. In secondo luogo, il libro propone una serie di contributi autorevoli volti a fornire proposte per una migliore qualificazione e regolazione del mercato privato di cura a livello locale, regionale e nazionale. Trattandosi in molti casi di lavoratrici o lavoratori stranieri, l’analisi e le relative proposte non possono prescindere dalla specificità del fenomeno migratorio  e relative politiche di programmazione dei flussi. A tale riguardo, di particolare interesse  i contributi che sottolineano  il legame di interdipendenza che si instaura  tra l’Italia ed i principali paesi di provenienza delle assistenti familiari (ad . es. Ucraina e Moldavia) e la necessità di porre le basi progettuali di un welfare transnazionale capace di gestire anche problematiche quali quelle del disagio dei figli delle assistenti familiari lasciati nei Paesi di origine ed il deterioramento delle loro relazioni familiari.

I contributi del volume enfatizzano anche  l’inadeguatezza delle tradizionali politiche migratorie sviluppate dal nostro Paese,  con una programmazione dei flussi incapace di rendere effettivamente possibile  l’incontro tra domanda e offerta di lavoro di cura , con conseguente affermazione di politiche di ‘stop-and-go’ fatte di sostanziale tolleranza del sommerso e ricorrenti sanatorie o regolarizzazioni, con il risultato di  rendere difficoltosa una migliore regolamentazione e valorizzazione del settore. Riguardo a tale aspetto della regolamentazione e valorizzazione del settore, importanti, ma non risolutive, sono state le politiche regionali volte a sostenere  il rapporto famiglia –badante, che però dovrebbero trovare un migliore sostegno in una politica nazionale complessiva fondata sull’integrazione tra diversi settori quali le politiche fiscali per la famiglia, il mercato del lavoro, le politiche di formazione professionale, il controllo sui fenomeni di sfruttamento lavorativo, sul modello di quanto già sviluppato in altri Paesi europei, come la Francia.

Il libro dunque costituisce uno strumento essenziale per chi, a diverso titolo, si occupa della condizione giuridica e sociale delle assistenti familiari straniere in Italia e delle politiche pubbliche che le riguardano, incluse quelle migratorie.

 

Sergio Pasquinelli Giselda Rusmini (a cura di ),  Badare non basta. Il lavoro di cura: attori, progetti, politiche, Ediesse Roma, 2013, pp.227, euro 13.

 

Gli autori

Sergio Pasquinelli, direttore di ricerca all’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano

Giselda Rusmini, ricercatrice all’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano.

Contributi di : Raffaella Sarti,  Giuseppe A. Micheli, Patrizia Taccani, Olena Fedyuk, Flavia Piperno, Francesca Alice Vianello, Giovanni Lamura, Raffaella Maioni, Andrea Stuppini, Luca Beltrametti.

 

Per ulteriori informazioni sul libro e ordinazioni, si veda al link: http://www.ediesseonline.it/catalogo/materiali/badare-non-basta