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24.02.2009
 
Bonus bebč: respinto il reclamo del Comune di Brescia.
 
Il tribunale di Brescia ha concluso che il bonus bebè previsto da una delibera del comune di Brescia a favore dei soli nuclei familiari di cittadini italiani o in cui almeno uno dei genitori sia cittadino italiano, per i nuovi nati nell'anno 2008, costituisce a tutti gli effetti una prestazione sociale finalizzata al sostegno delle famiglie e, pertanto, deve essere assoggettata al principio di parità di trattamento di cui all'art. 3 del d.lgs. n. 215/2003, con il quale è stata recepita in Italia la direttiva europea in materia di contrasto alle discriminazioni su base etnica e razziale (Direttiva n. 2000/43/CE).
Di conseguenza, il tribunale di Brescia ha respinto il reclamo presentato dall'amministrazione comunale contro la decisione in primo grado assunta dal giudice del lavoro di Brescia.
E' stata dunque confermata la decisione del giudice del lavoro di Brescia, con la quale è stato ordinato all'amministrazione comunale di rimuovere gli effetti discriminatori della delibera, estendendo l'accessibilità alla prestazione sociale del bonus bebè anche ai cittadini stranieri residenti sul territorio del comune di Brescia. Ugualmente confermata anche la misura accessoria dell'obbligo del comune di Brescia di pubblicare a proprie spese il testo dell'ordinanza su un quotidiano di tiratura nazionale, nonchè il pagamento delle spese generali processuali e legali.

Si ricorda che a seguito dell' ordinanza del giudice del lavoro di Brescia (n. 335 dd. 26 gennaio 2009), con cui era stato accolto il ricorso presentato per conto di due coppie di genitori stranieri dagli avv. Alberto Guariso e Alessandro Zucca dell'ASGI, con l'assistenza della CGIL di Brescia, con delibera n. 46 del 30.1.09, la Giunta Comunale di Brescia ha deciso di "revocare...la propria deliberazione n.1062/52053". Si legge in detta delibera che "l'estensione del beneficio a tutti gli stranieri in possesso dei requisiti risulterebbe in contrasto con la finalità prioritaria di sostegno alla natalità delle famiglie di cittadinanza italiana che si prefiggeva questa amministrazione con l'adozione dell'atto impugnato" ; che la revoca della delibera si impone "non potendo darvi attuazione con le finalità originariamente previste"; che comunque "si procederà a ricercare forme diversificate e giuridicamente sostenibili di valorizzazione della maternità e della promozione della natalità e, più in generale, ad individuare efficaci strumenti di sostegno economico per le famiglie di cittadinanza italiana che, comunque, rimangono tra gli obiettivi di governo preminenti di questa Amministrazione". In altre parole, la revoca è avvenuta non al fine di adeguarsi ai principi enunciati nel provvedimento giudiziario del 26.1.09, ma esattamente con lo scopo opposto, cioè di poter perseguire il medesimo fine che era stato posto a base della prima delibera.
Contro questa seconda delibera del comune di Brescia, l'ASGI e la CGIL hanno presentato un ulteriore ricorso ex art. 44 del T.U. immigrazione (azione giudiziaria anti-discriminazione). Tale ricorso verrà esaminato dal giudice del lavoro di Brescia nei prossimi giorni.
L'ASGI ha ulteriormente presentato un esposto alla Commissione europea in quanto "Pare alla Associazione esponente che le due delibere (la prima laddove conferisce il beneficio, la seconda nella parte in cui ne preannuncia la futura concessione) confliggano in più punti con l'ordinamento comunitario. "Anche l'europarlamentare Donata Gottardi ha presentato un'interrogazione al Parlamento europeo."Il Comune di Brescia vuole scavalcare la legge, inserendo principi di distinzione non previsti" sottolinea l'avvocato Alberto Guariso (Asgi). "Così sollecita a una divisione e a un conflitto sociale del quale non c'è davvero bisogno. E fa passare il messaggio, sbagliato e pericolosissimo, che le azioni di parità sono un danno per tutti".

Il testo dell'ordinanza del Tribunale di Brescia.