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14.07.2010
 
VII Rapporto del CNEL sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia
 
Come gli altri Rapporti, anche questo non misura i livelli di integrazione effettiva degli immigrati nelle diverse regioni e province italiane, ma le potenzialità, le condizioni più o meno favorevoli per lo sviluppo e per il buon esito di processi di integrazione.
Il Rapporto evidenzia, particolarmente, come in Italia non risultano contesti territoriali potenzialmente né oltremodo sfavorevoli né spiccatamente incentivanti rispetto ai processi di integrazione degli immigrati.
Il Rapporto offre ai decisori politici di ogni livello istituzionale la conoscenza del quadro complesso della realtà immigratoria italiana, li sollecita alla verifica e al confronto, ad individuare le criticità e a mirare le nuove azioni.
Il Rapporto conferma che i processi di integrazione sono favoriti nei contesti più piccoli, dalle famiglie, alle piccole imprese, alle città a dimensione più umana.
La Sicilia, particolarmente con Enna, Palermo, Catania e Siracusa offre “le condizioni di inserimento socio occupazionale più paritarie tra immigrati e italiani”.
Una novità di questo Rapporto, rispetto all‟analisi territoriale di regioni e province, è l‟analisi rivolta alle maggiori collettività nazionali rispetto a inserimento occupazionale e criminalità, “con risultati innovativi e lontani dai pregiudizi”.
Con riferimento all‟equazione “più immigrazione più criminalità” il Rapporto rappresenta i dati 2005-2008 per i quali “l‟aumento degli immigrati non si traduce in un automatico aumento proporzionale delle denunce penali nei loro confronti”.
Citando il Piano per l’integrazione nella sicurezza Identità e Incontro, cioè la strategia dell'attuale Governo sulle politiche per l‟integrazione per le persone immigrate, nella prefazione del rapporto si legge "L’idea di integrazione della nostra esperienza si fonda sulla valorizzazione di un dialogo e di un confronto rispettosi tra culture diverse. Più questi sono autentici, più tendono a un reciproco arricchimento, a una crescita comune, alla prospettiva di una società nuova che sta già crescendo.
In essa le diversità convivono e si affermano condizioni nuove di coesione, nel presupposto, ovviamente, della condivisione e del rigoroso rispetto dei valori della nostra Costituzione.
L‟obiettivo è tanto più complesso in una fase in cui tutti si devono misurare con tante insicurezze minacciose, dalla crisi finanziaria della globalizzazione, alla crisi economica, ai rischi del terrorismo e delle guerre, alle forti tensioni religiose e tra culture.
C‟è da auspicare che questo punto di chiarezza sulla condivisione del modello di integrazione liberi la politica governativa sull‟immigrazione da una logica di identificazione con l‟emergenza sociale e la sicurezza pubblica.
Questa politica con recenti misure, tra le quali alcune riassorbite in Parlamento, altre cancellate dalla Corte Costituzionale, ha messo a rischio diritti civili riconosciuti dalla Costituzione ad ogni persona e soprattutto ha creato un clima che serve a suscitare gli istinti di una subcultura xenofoba, che compromette una ordinata convivenza civile ed è al servizio di miopi identità elettoralistiche."

Fonte: Cnel