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Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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14.02.2013

Human Rights Watch ha diffuso il World Report 2013

 
Molti degli sviluppi positivi derivano da decisioni dei tribunali, piuttosto che da una leadership politica.
 
 
Nelle 665 pagine del suo rapporto, che contiene tra l'altro una analisi delle conseguenze della primavera araba, Human Rights Watch ha valutato i progressi durante lo scorso anno in materia di diritti umani in oltre 90 paesi.
"È sorprendente che molti degli sviluppi positivi di quest'anno derivino da decisioni dei tribunali, piuttosto che da una leadership politica", ha detto Benjamin Ward, vice direttore della Divisione per l'Europa e l'Asia Centrale di Human Rights Watch. "Se l'Europa intendesse prendere seriamente l'esercizio della leadership in materia di diritti verso altri Paesi, gli Stati membri dovrebbero intraprendere azioni positive a tutela dei diritti umani a casa loro".

L'intolleranza è un problema grave, e in maggio gli esperti del Consiglio d'Europa hanno rimarcato che la crisi economica e le politiche di austerità stanno alimentando la violenza contro gli immigrati. Sebbene i partiti estremisti non siano andati bene nelle elezioni svoltesi in varie Paesi, in giugno un partito neonazista è entrato nel parlamento greco. La polizia e i tribunali in Grecia, Italia, Ungheria, e altrove spesso non rispondono in maniera convincente alla violenza contro gli immigrati e i membri delle minoranze, tra cui la più grande minoranza d'Europa, i Rom, che continuano a soffrire persistenti discriminazioni in tutta la regione.

L'immigrazione attraverso i mari è diminuita rispetto al 2011 – che fu un anno record per le traversate e le morti in mare – ma comunque anche nel 2012 più di 300 fra migranti e richiedenti asilo, tra i quali dei siriani, sono morti in mare nel tentativo di raggiungere le coste europee. Gli Stati membri dell'UE non hanno dato seguito alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che in un rapporto pubblicato nel mese di aprile ha elencato un "catalogo dei fallimenti" che avevano portato nell'aprile del 2011 alla morte di 63 migranti nel Mediterraneo, nonostante vi fosse una massiccia presenza dei mezzi della NATO dato il conflitto in corso in Libia.

In seguito a delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), gli Stati membri dell'UE hanno deciso di riformare il Regolamento Dublino II (parte delle norme dell'UE in materia di asilo) e di bloccare i trasferimenti verso un Paese UE, qualora un richiedente asilo vi rischi trattamenti inumani o degradanti. Ma le riforme non hanno intaccato la regola generale che sul primo Paese di entrata nell'UE debba ricadere la responsabilità dell'esame delle domande di asilo, il che pone un onere eccessivo sugli Stati alle frontiere esterne dell'UE, in particolare sulla Grecia, che nonostante gli sforzi di riforma continua ad avere carenze croniche nel suo sistema di asilo e condizioni di detenzione per gli immigrati disumane e degradanti.

Un sondaggio condotto dalla Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali ha dimostrato come permanga l'esclusione sociale e l'indigenza tra i Rom in Europa, con i migranti Rom in Italia e Francia sottoposti a continui sgomberi dai campi insediati informalmente. In estate una campagna di espulsioni e deportazioni dei migranti Rom condotta dalla Francia ha attirato la condanna da parte degli esperti delle Nazioni Unite in materia di abitazione, di diritti dei migranti, di diritti delle minoranze, di razzismo, ma la Commissione europea ha dichiarato soltanto che avrebbe continuato a monitorare la situazione. La Romania effettua sgomberi forzati dei Rom, senza fornirgli adeguati alloggi alternativi. Nella sola città di Baia Mare diverse centinaia di Rom sono sotto minaccia di uno sgombero imminente dai loro insediamenti informali.

Desta preoccupazione  l'uso del profiling su base etnica da parte delle polizie e delle guardie di frontiera di vari Paesi europei, tra i quali Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda e Spagna. In ottobre, un tribunale di ricorso amministrativo in Germania ha ribaltato la sentenza di un tribunale di grado inferiore che giustificava l'uso del profiling nel controllo dell'immigrazione irregolare. Il governo francese ha fatto marcia indietro su un impegno che aveva preso di contrastare gli abusi durante i controlli di identità, tra cui il profiling su base etnica, e ha proposto riforme insoddisfacenti.


Il rapporto globale di Human Rights Watch


L'approfondimento sull'Unione europea (in cui trovate il capitolo dedicato all'Italia, in lingua inglese)
Fonte: HRW
 
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