ASGI

Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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29.01.2013

L'ufficio del Difensore civico della Regione Emilia Romagna critica l'esclusione dei giovani stranieri dal bando per il servizio civile nei luoghi colpiti dal terremoto

 
Comunicato stampa dell'Ufficio del Difensore civico a sostegno dei rilievi mossi da ASGI
 
 

Sulla questione del nuovo Bando per la selezione di 350 volontari da impiegare nel Servizio Civile Nazionale nei luoghi dell’Emilia Romagna colpiti dal terremoto, è intervenuto anche il Difensore Civico della Regione Emilia Romagna, che si è espresso in maniera critica verso la scelta del Governo di prevedere la clausola di cittadinanza italiana, considerando anche che la stessa Regione Emilia Romagna ha aggiunto 100 posti propriamente non riservati ai cittadini nazionali.

Di seguito il testo del comunicato stampa del Difensore civico della Regione Emilia Romagna. Per  contatti con l'Ufficio e con il Difensore civico i riferimenti sono i seguenti:
tel. 051 5276382; e-mail: DifensoreCivico@regione.emilia-romagna.it.

 

 

Discriminazioni nel bando straordinario

di servizio civile in Emilia Romagna?

 

La bella iniziativa di un bando nazionale straordinario per 350 posti al quale la Regione Emilia-Romagna ha aggiunto altri 100 dedicati ai giovani cittadini di altri Paesi, per lo svolgimento del servizio civile nelle zone colpite dal terremoto del maggio scorso, è gravemente offuscata dalla previsione del requisito della cittadinanza italiana a livello nazionale.

Il carattere discriminatorio di questo bando è particolarmente evidente se inserita nella nostra realtà che, invece, da anni conosce un Servizio civile regionale aperto a ragazzi e ragazze di ogni nazionalità. L’apertura ai giovani non, o non ancora, di nazionalità italiana si mostra uno strumento di grande efficacia nell’integrazione tra pari in un compito condiviso. Questo aspetto, lo svolgimento in alcuni casi all’estero, l’intervento in situazioni di calamità riporta alle origini del Servizio Civile nato come Internazionale per iniziativa di Pierre Ceresole all’indomani della prima guerra mondiale, quando volle riunire giovani di diversi Paesi nella ricostruzione post bellica. Per i contenuti che lo caratterizzano e il possibile sviluppo è anche elemento importante della proposta inattuata, ma attuale, di Alex Langer per un Corpo civile di pace europeo in grado di intervenire nella prevenzione e gestione dei conflitti armati o nel necessario periodo di ricomposizione successivo al loro svolgersi in modo aperto.

Non mi soffermo sulle ragioni giuridiche che vanno nella medesima direzione, ben evidenziate dall’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione). Nel gennaio 2012 una sentenza di primo grado aveva già dichiarato illegittimo e discriminatorio il requisito della cittadinanza italiana. Al riguardo si era contrapposto un parere dell’Avvocatura Generale (24.7.2012), secondo cui il requisito della cittadinanza italiana non sarebbe “in contrasto con i principi comunitari e non manifestamente contrastante con i parametri costituzionali” .

La Corte d’Appello di Milano, nello scorso dicembre, ha confermato l’ordinanza di primo grado nel ribadire che, proprio alla luce “dei principi comunitari e dei parametri costituzionali”, la norma sul servizio civile invocata dal Ministero non può ritenersi una norma di esclusione degli stranieri.

Il Servizio civile è un momento importante nella costruzione personale, nella formazione civica, nel passaggio alla piena responsabilità dei giovani. Come tale dovrebbe essere aperto a tutti, riconosciuto nella sua natura di investimento ineludibile e non di spesa improduttiva da tagliare, come si è fatto da anni.

Mi sembra ci siano elementi di merito per chiedere al Ministero la modifica del bando e nel frattempo l’accoglimento delle domande dei giovani cittadini stranieri.

 

Daniele Lugli, Difensore civico Regione Emilia-Romagna

 

 

 
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