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Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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28.12.2012

Italia condannata per violazione del diritto all'unitą familiare

 
La Corte europea per i diritti dell'uomo ha riconosciuto la violazione dell'Art.8 della Convenzione europea ai danni di una cittadina bosniaca espulsa coattivamente.
 
 
La Corte europea per i diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione del diritto all’ unità familiare, a seguito di un'espulsione coattiva ai danni di una cittadina bosniaca di etnia rom, la Signora Nevresa Hamidovic disposta  dalla Prefettura di Teramo.

La vicenda è stata seguita dai legali dell’associazione Progetto Diritti ONLUS, dapprima davanti alle giurisdizioni nazionali e infine davanti ai giudici europei, inoltrando il ricorso alla Corte di Strasburgo il 2 settembre 2005.

La Corte, non appena esaminati gli atti, dispose, lo stesso giorno, la sospensione della procedura di rimpatrio, ritendendo la decisione adottata dalle Autorità italiane, rivolta ai danni di una donna madre di cinque figli minorenni e il cui marito era titolare di permesso di soggiorno, costituiva una restrizione ingiusta, sproporzionata e inutilmente restrittiva del diritto al sereno godimento della vita familiare.

Nonostante la sospensione decretata dalla Corte la signora Hamidovic era stata comunque trasportata coattivamente a Sarajevo, lontano dalla sua famiglia, il 6 settembre dello stesso anno. Sono stati necessari circa 14 mesi per far rientrare in Italia la ricorrente, in ottemperanza a quanto stabilito dalla Corte e sotto la costante supervisione dei Giudici europei. Solo nel corso nell’anno 2011 le Autorità italiane hanno concesso all’interessata un permesso di soggiorno per motivi familiari.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dunque condannato l’Italia per violazione dell’articolo 8 della Convenzione e ha concesso un risarcimento in via equitativa di ammontare pari a diciasettemila euro.

Fonte: Progetto Diritti 
 
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