ASGI

Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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17.07.2011

Pubblicato il Rapporto “ombra” elaborato dalla piattaforma italiana: “30 anni CEDAW: lavori in Corsa” in merito allo stato di attuazione da parte dell’Italia della Convenzione ONU per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione nei Confronti della Donna (CEDAW)

 
La pubblicazione riferita al VI Rapporto presentato dal Governo italiano nel 2009. L’ASGI collabora al rapporto ombra per la parte relativa alle discriminazioni subite dalle donne migranti.
 
IL RAPPORTO OMBRA ELABORATO DALLA PIATTAFORMA DI ONG ITALIANE, giugno 2011 (1713.13 KB)
 

La piattaforma "30 anni CEDAW: Lavori in corsa" è stata creata nel 2009 in occasione del XXX anniversario della CEDAW e raggruppa associazioni e singole donne impegnate in attività di ricerca, formazione e promozione dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere in Italia e nella cooperazione internazionale.

Quando nel dicembre 2009 il Governo italiano ha presentato il suo VI Rapporto Periodico al Comitato ONU per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, alcune realtà aderenti alla Piattaforma hanno promosso l'elaborazione di un Rapporto Ombra per evidenziare gli aspetti critici del sistema di tutela contro le discriminazioni di genere in Italia.

Nel giugno 2011 tale rapporto ha visto la luce e sarà oggetto di discussione alla prossima sessione del Comitato ONU per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. Il servizio anti-discriminazioni dell'ASGI ha contribuito alla stesura di alcune parti del rapporto riferite alla situazione delle donne migranti in Italia.


Il rapporto "ombra" può essere scaricato in lingua inglese dal sito web del Comitato ONU per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne: 
http://www2.ohchr.org/english/bodies/cedaw/docs/ngos/Lavori_in_Corsa_for_the_session_Italy_CEDAW49.pdf 

Possono essere scaricati anche gli altri rapporti "ombra", redatti da altri organismi  non governativi tra cui quello dell'ERRC European Roma Rights Centre e Opera Nomadi , dedicato alla situazione delle donne Rom e Sinti) :
http://www2.ohchr.org/english/bodies/cedaw/docs/ngos/JointNGOReport_Italy49.pdf


Si ringrazia per la segnalazione l'avv. Barbara Spinelli di Bologna.


Dall'introduzione al Rapporto Ombra:

Il VI Rapporto periodico del Governo italiano ha la funzione di illustrare al Comitato ONU responsabile di monitorare l'applicazione della CEDAW gli sviluppi nell'implementazione della Convenzione nel periodo di tempo 2005-2008. Invero il Rapporto copre un arco temporale più ampio, estendendo la propria area di valutazione fino al 2011, in quanto il Governo italiano ha inviato considerazioni aggiuntive al Comitato CEDAW nel marzo di quest'anno in risposta alla lista di questioni critiche che il Comitato aveva sottoposto durante la sessione preliminare.
Il Rapporto Ombra costituisce un importante mezzo di controinformazione offerto alla società civile  e al contempo una testimonianza delle principali sfide affrontate dalle donne in Italia nella lotta per l'autodeterminazione e per il godimento dei diritti fondamentali. Il documento contiene le problematiche principali identificate dalle autrici che quotidianamente lavorano, fanno volontariato e ricerca per promuovere i diritti delle donne e sviluppare pratiche a garanzia delle pari opportunità.
Il Rapporto Ombra rappresenta il risultato di un'ampia consultazione con le principali attiviste, accademiche e professioniste appartenenti alla società civile, all'associazionismo femminile e femminista, al movimento femminista e lesbico, e ad esperte in materia di discriminazione di genere. Raccoglie inoltre i suggerimenti e l'esperienza di organizzazioni non governative rappresentative che operano per la difesa e la promozione dei diritti delle donne in Italia.

Negli anni 2005-2009 in Italia non si sono registrati sostanziali miglioramenti nella condizione delle donne.
È stato anzi rilevato il disinteresse di gran parte del mondo istituzionale per il numero sempre crescente di violenze domestiche terminate in femminici di, cui si è aggiunta la strumentalizzazione politica degli stupri commessi da stranieri in luoghi pubblici (un'esigua percentuale rispetto a quelli commessi tra le mura domestiche) al fine di approvare leggi in materia di immigrazione ulteriormente repressive. Questo ha portato nel 2007 numerosissime donne a manifestare per chiedere investimenti e piani di intervento strutturali contro la violenza, ma soprattutto per reclamare con forza la promozione di una cultura di genere paritaria capace di sradicare le vecchie concezioni patriarcali e gli stereotipi discriminanti alla base di queste violenze e, più in generale, della sottorappresentazione della donna nei luoghi di potere della vita sociale, culturale, economica e politica.
Il Rapporto Ombra evidenzia che l'accesso delle donne al lavoro e alla salute riproduttiva non è migliorato in questo periodo.

Negli ultimi anni va riconosciuta al Ministero delle Pari Opportunità una crescente attenzione in materia di violenza di genere, che si è concretizzata nell'adozione di alcune riforme legislative, fortemente volute dai centri antiviolenza, che da anni giacevano sepolte in Parlamento senza trovare spazio di discussione: lodevole in tal senso l'accelerazione dell'approvazione della legge sullo stalking e l'adozione del Piano nazionale antiviolenza e sulla 1325, quali segnali di coinvolgimento della Ministra sul tema.
Al di là di queste necessarie riforme legislative, non si è registrata tuttavia un'effettiva volontà politica di realizzazione di un piano d'azione strategico che affronti la questione culturale e la questione della presenza femminile nei luoghi di rappresentanza in maniera decisa e questo impedisce un effettivo avanzamento delle donne nel godimento dei loro diritti fondamentali.
E' il Governo stesso a riconoscere nel Rapporto Periodico che il profondo radicamento degli stereotipi sessisti nel nostro Paese costituisce il maggiore ostacolo alla realizzazione femminile in tutti gli ambiti. Dal 2005 non vi è stato alcuno sforzo nel modificare l'immagine stereotipata delle donne nei mass media e il dibattito politico ha contribuito al regresso della rappresentazione e dell'immaginario legato alle donne, date le continue allusioni sessuali ed espressioni stereotipate sul ruolo della donna nella società.
Comportamenti maschilisti e scorretti nei confronti delle donne sono stati ampiamente tollerati anche in sede pubblica e hanno rafforzato un sentimento di svalutazione delle donne verso se stesse e comportamenti rinunciatari, soprattutto tra le più giovani, a voler partecipare attivamente alla vita sociale, economica, politica e culturale per merito, talento e per le proprie competenze, malgrado sia ormai dimostrata la loro piena capacità ad affrontare qualsiasi tipo di sfida in ogni ambito.
La difficoltà incontrata dalle istituzioni italiane nell'individuare efficaci strategie di lungo termine per decostruire gli stereotipi di genere, sicuramente è favorita dall'assenza di un organismo che sia competente esclusivamente in materia di discriminazione e violenza genere contro le donne e che possa influenzare anche l'attività delle altre istituzioni sul tema.

Il sistema delle pari opportunità italiano conserva dal 2005 un funzionamento farraginoso e non ha un chiaro indirizzo unitario. Il Ministero delle Pari Opportunità dipende economicamente e politicamente dal Governo: sia perché il Ministero agisce su delega della Presidenza del Consiglio, sia perché è uno dei Ministeri senza portafoglio. Le competenze in materia di parità di trattamento e pari opportunità sono divise tra diversi ministeri e numerosissimi organismi di parità articolati a livello nazionale e locale, spesso di nomina politica e privi di fondi adeguati per assolvere alle loro funzioni.
Indubbiamente la società civile potrebbe fornire un contributo strategico qualora venisse accelerata l'ormai improrogabile istituzione di un organismo nazionale indipendente per la promozione e protezione dei diritti umani, nel rispetto dei principi di Parigi e delle Raccomandazioni provenienti da ciascuno dei 6 Comitati ONU che hanno esaminato l'Italia negli ultimi anni. Tale istituzione dovrebbe inoltre prevedere al suo interno un organismo incaricato del monitoraggio sulla promozione e protezione dei diritti delle donne.

Una maggiore adesione ai principi sanciti dalla Convenzione nell'elaborazione delle azioni e delle norme in materia di pari opportunità, unitamente ad un maggiore coinvolgimento della società civile potrebbero portare nei prossimi anni sensibili avanzamenti.

 
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